Viaggio nella Bellezza, le pietre raccontano:
Il nido del Lipizzano.
Venduto
Caratteristiche:
Luogo: Monopoli (BA)
1.000 mq di coperto
370.000 mq di terreno agricolo
Prezzo: 1.600.000€
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Gli storici ritengono che il fenomeno "masseria" nella zona della Murgia dei Trulli risalga all'epoca della conquista longobarda. Questi ultimi, assieme alle comunità monastiche favorirono l'aggregazione dei pastori e migliorarono la produzione agricola con l’istituzione della rotazione triennale delle colture.
La Puglia fortificata è storiografia architettonica. E’ storia fatta di documenti e di ricerche che profumano di terra, di feudo, di imperi produttivi. Tutto questo marasma di carte e di vite è inscritto nei muri delle masserie, nella pietra calcarea: una edilizia rurale unica al mondo. Hanno assicurato la migliore cura e amministrazione di estesi latifondi dove la vita era scandita secondo i ritmi della terra e della sua coltivazione nel grembo di una antica tradizione. Possiamo considerare le masserie l'emblema stesso della civiltá contadina.
La storia di questo fabbricato è molto affascinate, e siamo fortunati di poterlo ammirare oggi come cristallizzato identico all’epoca della sua edificazione senza aggiunte o superfettazioni.
E’ situato in agro di Monopoli in contrada Cavallerizza. La cavallerizza è un luogo attrezzato destinato all’insegnamento o all’esercizio del cavalcare. Questa toponomastica rivela lo stretto legame di questi territori con Venezia. Lo ritroviamo nella toponomastica veneziana: una “Calle Cavallerizza” la troviamo a Venezia dietro l’Ospedale Civile.
Il fondo di Masseria Cavallerizza era immenso, ammontava ad un’area di 1750 ettari. Fu di proprietà della Serenissima Repubblica di Venezia tra il 1495 e il 1530.
Venezia, la regina del mare, nutriva un particolare interesse per le coste della Puglia per la posizione geografica, i fondali, i porti naturali che offrivano delle comode basi navali per vigilare le mosse dei Turchi. Venezia qui si riforniva inoltre di legno di quercia per le necessità dei cantieri navali e di salnitro per la fabbricazione della polvere pirica. I vasti boschi di querce delle colline fornivano legno di qualità, per la fibra compatta ed omogenea, pensante, duro, resistente all’acqua e immarcescibile ma al contempo facile da lavorare. Era adoperato per l’ossatura delle navi e per il fasciame della carena, per chiglia, controchiglia, ruote di poppa e di prora. Quanto legno occorreva per una nave? Tantissimo. Ai primi dell’Ottocento si calcolava che per costruire un vascello da 80 cannoni occorressero 4.000 querce e 2.000 fra pini ed abeti. In realtà ne occorrevano di più, perché queste 6.000 piante erano quelle effettivamente usate, non quelle tagliate. Il tenimento sorgeva sul costone che si affaccia sulla piana superba e fertile del Canale di Pilo, estesa tra i territori di Fasano e Putignano, chiamato ai tempi dalla Serenissima “Golfo di Venezia”.
La sua forma è di un grande canale scavato dalla natura tra due cordigliere parallele di colline boscose. Le due catene di colline del canale sono coltivate sino a mezza costa, poi la zona boscosa si infittisce creando veri e propri boschi. La natura del suo terreno vegetale, marnoso, ferroso, argillifero, in gran parte di natura alluvionale lo rendono uno dei luoghi più fertile della Puglia. E’ più fruttifero del Tavoliere di Foggia perché posizionato su di un altopiano e gode di una temperatura fresca e ventilata.
Nel 1800 Giuseppe Bonaparte abrogò le leggi feudali, e nel 1807 Gioacchino Murat abolì la servitù delle terre dandole in enfiteusi perpetua agli agricoltori, e fu così che questo mondo immobile per secoli, amministrato dalle Badesse Mitrate, fu attraversato da una scossa di modernità. Murat vietò inoltre l’acquisto dei latifondi affichè fosse creata una nuova classe di proprietari trasformando i contadini in possidenti. Alleviò così la miseria delle campagne, accrebbe le ricchezze della città, migliorò le finanze dello Stato e affrancò l’Italia meridionale dai sistemi feudali che ancora l’opprimevano. Fu solo grazie a questi cambiamenti che nel 1840 Pietro Rotolo di Alberobello potè acquistare una porzione dei terreni della masseria Cavallerizza dal Demanio di Monopoli. Nel 1900 suo figlio Francesco edificò il fabbricato così come lo vediamo oggi, nel contempo suo fratello Filippo edificava la Masseria Trappeto sui terreni difronte. Questa è la storia di persone normali che fanno cose eccezionali. Perché la famiglia Rotolo ha tenuto in vita silenziosamente e faticosamente questa dimora carica di storia, proteggendole con il lavoro dal passaggio del tempo e dall’oblio.
Francesco la fece sorgere austera, incastonata nella collina. È esposta a mezzogiorno, in amena posizione a dominare l’immensa vallata che da ponente a levante si estende a perdita d’occhio in un mare ondeggiante di messi verdi in primavera e gialle come l’oro d’estate. L’edificio diviene così un elemento di qualificazione funzionale e formale di questo paesaggio. Il fabbricato dalle forme geometrico fu edificato in forma di palazzo gentilizio con copertura foderate di chiancarelle nella tipica forma del pignon. Non dobbiamo dimenticare che questa valle è stata la culla archeologia del trullo. Ha forme lineari e massicce, con una architettura imponente, ed una sagoma compatta racchiusa tra cielo e terreno atta a sopportare i venti e il passaggio del tempo.
Le mura imponenti dalle forme austere e severe furono costruite con le tecniche tipiche del luogo. I conci di pietra allineati “a correre” (la stessa tecnica usata per i mattoncini Lego) hanno realizzato murature che si innalzavano fiere e che si raccordavano al cielo con maestose volte a stella. Questo lessico artigianale schietto e pulito, non è solo una abitazione, ma coordina, in una unità più complessa la residenza, il lavoro e la vita associativa. In questi spazi si organizzava, immagazzinava e commerciava la produzione agricola oltre a proteggere ed allevare il bestiame.
Al piano terra del fabbricato sono distribuiti i locali per la stagionatura dei formaggi, i ricoveri per gli attrezzi e la carrozza, il forno: sono tutti voltati a botte. Una comoda scala realizzata nello spessore delle murature conduce al piano nobile, costituito da ampi vani voltati a stella con grandi aperture sulle colline circostante.
Un piccolo terrazzo al primo piano interrompe la tessitura compatta degli ambienti aprendosi verso il panorama. Anche dalle ampie finestre la vista spazia lontano, con viste di virgiliana bellezza, e spazia nell’immenso anfiteatro della vallata e delle colline circostanti dove si alternano le tinte brune dei terreni arati con quelle vivaci di quelli seminati, le scure dei boschi e quelle pallide degli oliveti, le macchie bianche delle masserie e dei crocchi di trulli: sullo sfondo il cielo color zaffiro. L’aria è balsamica, ristoratrice, regno del silenzio e della pace agreste.
Antistante il fabbricato l’aia quadrangolare lastricata per “battere” i cereali, e gli spazi dedicati alla vita sociale. Una grande farnia campeggia al centro del piazzale. Osserva il panorama da lungo tempo, centinai di anni sicuramente. Ha portamento maestoso ed elegante, una chioma globosa e irregolare, radica li da molto tempo prima della edificazione del fabbricato. C’è lo raccontano le sue notevoli dimensioni: per la sua crescita lenta non veniva scelta come pianta ornamentale, è un superstite della mattanza dei secoli scorsi. E’ una delle 10 specie di quercia che questo territorio protegge, e che rende la Puglia unica. Intorno al fabbricato ampi volumi dedicati all’allevamento dei cavalli e degli ovini con un aggregato di stalle, rimesse e fienili.Dopo un periodo di silenzio, questo straordinario fabbricato è pronto a rinascere. Perché negarlo: quello della masseria pugliese è un tema di moda, e l’utilizzo turistico ha consentito di strappare dall’oblio questo patrimonio di grande bellezza.
Gli ambienti produttivi della masseria oltre ai fabbricati residenziali vengono restaurati con cura per far riscoprire la cultura e la tradizione rurale ai visitatori piú attenti. Sono pietre capaci di parlarci una lingua del passato che oggi si coniuga a quella del viaggio di conoscenza.
La rusticitá diviene cosí un valore aggiunto e il viaggiatore scopre il fascino di questi manieri crocevia tra la storia di famiglie contadine, i nobili e la Storia.
















Dove
Contrada Cavallerizza,
Monopoli (BA)