Coniugato al Medioevo

Tempo fa mi sono occupata di storia e di architettura, e mi hanno sempre affascinato i centri storici e le costruzioni medioevali. La terra dove vivo è stata attraversata da molte culture diverse e per la sua forma lunga e le coste sabbiose dal facile attracco, è stata oggetto di interesse soprattutto dei popoli dell’Est, che ci hanno trasferito anche la maniera di organizzare lo spazio urbano.

Porta Nuova nel centro storico di Monopoli. E’ visibile una parte di mura cinquecentesche e il dedalo delle strette vie cittadine.

Il borgo antico come chiamiamo il nucleo storico che ogni città pugliese conserva, è caratterizzato da intriganti e magici vicoli e vicoletti, da, case affastellate una sulle altre che rendono suggestiva questa particolare architettura urbana. E’ come camminare nella storia visitare le città della costa pugliese.

Ostuni, la città bianca, edificata lungo la Via Appia Traiana, ha coperto la collina che si erge oltre 200 mt sul livello del mare, circondata delle mura cinquecentesche a strapiombo sulla piana.

Molte città - sopratutto della costa - hanno una storia millenaria e hanno subito attacchi pirateschi a partire dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Il disfacimento del controllo delle coste a partire dal settimo secolo dopo Cristo, ha condotto pirati e popoli desiderosi di espansione nella nostra regione. E’ famosa la distruzione di Taranto del 927 d.C., quando la città fu distrutta dai Saraceni che non lasciarono in piedi alcun edificio, ma solo un polveroso cumulo di pietre.

Fu Niceforo Foca - uno dei più brillanti generali della storia dell'Impero Bizantino, ad inviare qualificati tecnici greci per guidare la ricostruzione della città, pianificando l'intervento tenendo conto dell'esperienza, delle circostanze e della tipologia del territorio. L'area dell'antica acropoli, la parte alta della città vecchia, venne ampliata verso il Mar Piccolo. L'isola, doveva essere strutturata e di conseguenza salvaguardata e difesa da qualsiasi attacco o sbarco che venisse dal mare; sulla terraferma le case, per essere protette, furono edificate una vicina all'altra, divise tra loro soltanto da uno spazio utile a garantire il passaggio di una persona alla volta. Così i vicoli erano spazi strettissimi raramente baciati da un raggio di sole. Sorsero i pittaggi - quartieri, e le casette abitate inizialmente da pescatori e marinai, diventarono di interesse di artigiani, mercanti e negozianti. Vennero edificati archi e postierle, per garantire la migliore difesa e salvaguardia della città.

Taranto, collegata alla terra ferma dal Ponte Girevole ad Est e il Ponte di Punta Penna ad Ovest.

Ed è proprio di postierle che voglio parlare.

Questi archi sono costruzioni in muratura elevate in un piano verticale, che circoscrivono e coprono uno spazio vuoto. Se ne possono incontrare tante passeggiando nei quartieri medioevali dei nostri borghi. Oggi hanno nomi e dedicazioni che le ricollegano alle nobili famiglie dell'aristocrazia o alle sacre effige che talvolta venivano affisse in segno di protezione e devozione popolare.

La postierla, pusterla, posterula, posterla o pustierla, è quindi una porta d'accesso ai camminamenti per le guardie di ronda nei castelli e nelle fortificazioni nascosta nelle vie interne della città. Una seconda fortificazione interna alla città, che formava diverse linee concentriche di sicurezza. Poteva essere usata anche come uscita o ingresso di emergenza in caso di attacco o di assedio di quella particolare porzione di città, che all’occorrenza potevano essere chiuse e consentiva di usare il fuoco di rovescio, che poteva colpire le fanterie nemiche dai tetti delle case intorno alla porta.

Il nome deriva dal latino tardo posterula, a sua volta derivato da posterus (dietro), cioè situato dietro, in luogo nascosto. All’interno delle postierle più profonde vi erano anche delle porte che conducevano sulle terrazze delle case. Erano chiuse da possenti portoni di legno che venivano chiuse - come le porte di accesso alle città - dopo i vespri. 

Nonostante la polvere da sparo e l’artiglieria fossero state inventate da tempo, solo lo sviluppo di artiglieria portatile mise in discussione le tradizionali fortificazioni basate sulla difesa piombante, costituite dal getto dall’alto di oggetti e liquidi.

Le principali preoccupazioni degli architetti di quegli anni erano rivolte alla protezione delle cortine, cioè i tratti di mura rettilinee tra le torri - il principale bersaglio delle artiglierie di assedio - che potevano facilmente essere smantellate e rendere possibile l’entrare in città attraverso un varco creatosi nella cinta muraria, non importa quanto robusta.

Nelle nuove disposizione a seguito della tragicamente famosa Battaglia di Otranto del 1480 - 1481 (quando la città fu assediata, saccheggiata dall’armata di Ahmet Pascià in guerra per ampliare i suoi territori), si comprese il bisogno di difendere le mura dallo sviluppo dell’artiglieria, bombarda in testa. Lo sviluppo delle nuove tecniche edilizie, che modificava radicalmente il rapporto fra città e aree agricole, influenzò per secoli l’urbanistica e fornì nuovi stimoli ad architetti ed ingegneri.

Monopoli, le mura cinquecentesche.

Anche le tecniche ossidionale e in genere lo svolgimento delle azioni militari subirono un cambiamento altrettanto drastico. Il complesso delle nuove tecniche di fortificazioni fu oggetto di un’ampia trattatista, sopratutto italiana, e si diffuse in tutta l’Europa e nel Mediterraneo.

La Puglia del XV e XVI è così interessata da grandi lavori di ristrutturazione delle difese. Carlo V di Asburgo Lorena, dopo il 1530, nell’ambito della sua politica di contrasto alle mire espansionistiche dell’Impero Ottomano, rafforzò il sistema di di fortificazioni urbano e costiero anche con torri di avvistamento lungo la costa in corrispondenza dei porti naturali. Le città furono dotate di alto fossato in pietra arenaria seguendo quello che fu il sogno edilizio e militare di Gian Giacomo dell’Acaya, fedele e puntuale esecutore dei progetti immaginati dal sovrano, il quale seppe portare a compimento, migliorare e perfezionare l’opera iniziata dal padre Alfonso.

Andar in giro per città pugliesi potendo respirare la storia, è il piacere che più mi piace condividere.

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