Sai cosa sono “li mattele”?

A Panni, cittadina pugliese in provincia di Foggia, in coincidenza con la celebrazione dell’Assunta, il 15 agosto di ogni anno si celebra la festa delle spighe, altrimenti detta delle salme, giornata in cui la comunità ringrazia i santi patroni, Maria SS del Bosco e S. Costanzo Martire, per la raccolta del grano.

aLa celebrazione tipica dell tradizione della cultura contadini scena gli antichi mestieri un tempo in uso nella comunità, insieme ad una dimostrazione pratica, a cura di alcuni giovani del luogo, di come avveniva la mietitura del grano. Per rievocare l’antica usanza di donare parte del raccolto ai Santi Patroni lungo le vie del paese si compie una sfilata di persone, asini, muli, carri e carretti carichi di covoni e mazzetti di spighe di grano intrecciate - li mattele appunto - che, dopo essere state benedette vengono consertate per tutto un anno a scopo apotropaico. In testa al corteo un manipolo di cavalli con i loro cavalieri dà luogo ad una elegante cavalcata. 

Mietitura a mano con la falce, in onore dei festeggiamenti per l’Assunta.

L’Italia è un Paese unico al mondo perché si trovano piccoli gioielli un po’ ovunque anche dove meno te l’aspetti. Stiamo infatti parlando di una paese che ospita circa 600 abitanti, ma che racchiude in sé una quantità di storia, cultura e tradizione incredibili. Il nucleo urbano di Panni è molto antico: secondo gli studi più approfonditi vi sono tracce dell’esistenza dello stesso fin da un periodo remoto, compreso tra il VII e il V secolo a.C.

Il nome di questa località è derivante dal dio “Pan”, protettore della montagna e dei boschi che a tutt’oggi compare anche nello stemma municipale. Già Plinio il Vecchio parlava di Panni come di una “terra consacrata al dio Pan”, considerata anche la leggenda che sosteneva che il dio montanaro amasse vivere nelle valli di questa terra e pascolare il proprio gregge nelle alte cime del subappennino dauno.Il borgo invece, viene menzionato nei documenti soltanto nel 1400 ed è proprio nel 1456 che si trova una testimonianza storica certa.

A Ferragosto, il giorno dedicato alla Assunzione,  Panni si anima, duplicando le presenze e celebra la “Festa delle Spighe”, senz’altro un’occasione unica per assaporare l’antichissima tradizione, diffusa in tutta l’Italia rurale, giornata in cui la comunità ringrazia i santi patroni, Maria SS del Bosco e S. Costanzo Martire, per il raccolto del grano.

Li m

attele

Per realizzare le trecce con le spighe, la comunità di Panni inizia a lavorare il grano settimane prima della festa. I fusti vengono scelti e posti nell’acqua per renderli flessibili e consentirne l’intreccio. Li mattele possono essere lunghe anche diversi metri.

Fu papa Pio XII il 1° novembre del 1950, Anno Santo, a proclamare solennemente per la Chiesa cattolica  come dogma di fede l’Assunzione della Vergine Maria al cielo con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus. Il dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo. Per essere stata la Madre di Gesù, Figlio Unigenito di Dio, e per essere stata preservata dalla macchia del peccato, Maria, come Gesù, fu risuscitata da Dio per la vita eterna. Maria fu la prima, dopo Cristo, a sperimentare la risurrezione ed è anticipazione della risurrezione della carne che per tutti gli altri uomini avverrà dopo il Giudizio finale.

Duomo di Verona - Assunzione della Vergine, Tiziano Vecellio, 1535

L'Assunzione di Maria al cielo è un dogma della fede della Chiesa Cattolica, secondo il quale Maria, madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, andò in Paradiso in anima e corpo.

Come spesso accade nel nostro calendario, la ricorrenza in passato aveva un’altra dedicazione, Astrea. Figlia di Astreo e di Eos, Astrea è una vergine. Nella mitologia greca simboleggia la Giustizia. Dea della purezza e dell’innocenza, Astrea, è arrivata sulla Terra durante l’età dell’oro, epoca utopica di ricchezza e abbondanza, di serenità e pace. Era rappresentata, ma non sempre, bendata, con la spada e la bilancia. la dea della Giustizia. ... Viene presentata come "vergine" e Platone considera questa condizione come incorrotta, perché tale deve essere la “giustizia". Astrea era sorella di Pudicizia che lasciò la terra insieme a lei quando finì l'età dell’oro. Astrea era la dea vergine dell'innocenza e della purezza ed era associata alla Costellazione della Vergine .

Scesa sulla terra nell'età dell’oro, diffuse i sentimenti di bontà e di giustizia ma, disgustata dalla degenerazione morale del genere umano si rifugiò nelle campagne e supraggiunta l'età del bronzo, scelse di ritornare in cielo. L’Aurea Aetas, epoca dell’oro appunto, era il momento migliore per portare, e diffondere, i suoi valori; bontà e giustizia avrebbero dovuto completare la perfezione di quel magico, quanto irrealizzabile, periodo mitologico.

Disgustata, sconcertata e schifata dal comportamento umano, incline all’egocentrismo, al desiderio di primeggiare, all’individualismo a discapito degli altri, al mors tua vita mea, decise di andarsene. Si dice, sempre secondo il mito, che sia tornata in cielo, tra le stelle della Costellazione della Vergine, in cui continua a risplendere assieme alla sorella Pudicizia.

La vertigine Astrea

La mitologia greca e romana è la più grande fonte di ispirazione e insegnamento mai esistita. A quel tempo, avevano un senso del dovere, di filosofia applicata, di sentimenti umani, di relazioni e di giustizia ormai perse nella notte dei tempi.

Se vi state chiedendo perché proprio in Puglia una festa del grano, la risposta è semplice: qui la storia del grano ha migliaia di anni.

Fra i più antichi ritrovamenti al mondo possiamo annoverare quelli a della grotta di Paglicci risalenti a 32.000 anni fa. Gli abitanti del sito di Grotta Paglicci, a Rignano Garganico a circa 80 km da Panni, nel Gargano, producevano farina già 32.000 anni fa, nel Paleolitico superiore, macinando chicchi di avena selvatica.

Tavoliere delle Puglie.

E’ la seconda grande pianura d'Italia dopo quella Padana ed è considerato il "Granaio d'Italia".

La sofisticata tecnica di lavorazione adottata indica che migliaia di anni prima dell'avvento dell'agricoltura il consumo di questo cereale aveva un ruolo importante nelle strategie di sopravvivenza di quella popolazione.

Prima della scoperta fatta a Paglicci si riteneva che la capacità di lavorare i cereali in modo da ottenere la farina si fosse affermata molto più tardi, nel corso del Neolitico, più o meno in coincidenza con l'avvento dell’agricoltura. L’insediamento si trova vel cuore del Tavoliere delle Puglia, ed è considerata tra i siti archeologici più importanti d’Italia. Il giacimento di Paglicci si trova sul fianco meridionale del Gargano, incastonato tra due ambienti molto diversi tra loro e caratteristici: da una parte, in basso, la pianura foggiana, il Tavoliere, con le sue campagne e le sue distese dorate di grano, in alto, la montagna del Gargano con i suoi meravigliosi boschi, i suoi dirupi rocciosi e la sua vista mozzafiato. L’uomo primitivo che viveva in questo luogo aveva a disposizione un paesaggio molto variegato, disponendo, quindi, di una selvaggina molto ricca. Inoltre poteva dissetarsi molto facilmente grazie ad una vera e propria riserva idrica costituita da una sorta di cisterna naturale, rappresentata da una cavità comunicante con la grotta.

Grotta Paglicci

Giacimento risalente al Paleolitico (inferiore, medio e superiore) e ricca di graffiti, rudimentali pitture parietali e impronte di mani, in essa sono stati scoperti più di 45.000 reperti, quasi tutti conservati presso gli archivi della Soprintendenza archeologica di Taranto e nella mostra-museo di Rignano Garganico. Molto simile alla Grotta Romanelli del Salento in pitture e graffiti, è uno dei siti di interesse archeologico di maggior rilievo in Italia.

L'analisi dei grani ha rivelato anche che gli abitanti di Grotta Paglicci raccoglievano per lo più chicchi di graminacee selvatiche, con una chiara preferenza per l'avena. In assenza di forme spontanee di altri cereali - domesticati solo in un periodo più tardo nel Vicino Oriente - l'avena poteva comunque rappresentare una buona fonte nutrizionale per quelle popolazioni europee. La raccolta delle piante e le successive fasi di lavorazione e preparazione per la cottura erano infatti attività che richiedevano molto tempo, indicando quindi che lo sfruttamento delle risorse vegetali per l'alimentazione aveva un ruolo importante nelle strategie di sussistenza.

L'analisi condotta dai ricercatori indica che la tecnica adottata prevedeva almeno quattro fasi di preparazione: l'essiccazione della parte da macinare, che veniva accelerata con un trattamento termico, la macinazione, il mescolamento con acqua e la cottura. La prova che prima della macinazione le piante subissero preriscaldamento. Per la prima volta, infatti, è stata trovata prova di un pretrattamento termico delle cariossidi, non si sa se attraverso bollitura, tostatura o arrostimento, al fine di rendere più agevole la macinazione, facilitando l’allontanamento del rivestimento esterno dei grani e garantendo una maggiore conservabilità della farina e, nel caso dell’avena, sviluppando il particolare aroma che non è presente nel prodotto fresco.

Spighe di

avena

La farina di questo cereale macinava l’homo sapiens a Rignano Garganico. Nel corso dei millenni questa passione straordinaria del territorio e dei suoi abitanti per il grano si è conservata sino ad oggi. 

Per finire: perché il giorno dell’Assunta è detto anche Ferragosto?  Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina feriae Augusti - riposo di Augusto - indicante una festività istituita dall'imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle esistenti e antichissime festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia rustica o i Consualia, per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli. L'antico Ferragosto, oltre agli evidenti fini di auto-promozione politica, aveva lo scopo di collegare le principali festività agostane per fornire un adeguato periodo di riposo, anche detto Augustali, necessario dopo le grandi fatiche profuse nelle campagne durante le settimane precedenti.

Il Tavoliere delle Puglie

E’ la seconda grande pianura d'Italia dopo quella Padana ed è considerato il "Granaio d'Italia".

In epoca romana l'Apulia era celebre per le sue colture cerealicole. Questo territorio assume una particolare bellezza in inverno e in primavera, quando le piogge ricoprono di verde le vallate e rendono ancor più gradevole il panorama.

E’ pianura all’ennesima potenza: storia, geologia e natura, qui l’ambiente troneggia con i suoi 4.300 chilometri quadrati, il Tavoliere delle Puglie, dopo quella Padana, è la seconda pianura per estensione in Italia. Secondo alcuni l’etimologia del nome deriverebbe dalle “Tabulae censuariae”, libro che registrava i beni posseduti dal fisco. I Romani, in particolare l’imperatore Giulio Cesare, consideravano questo territorio il Granaio di Roma, per la notevole produzione di frumento favorita dalla fertilità delle sue campagne. La vocazione cerealicola è rimasta anche ai giorni nostri, favorita dalle bonifiche delle zone paludose e dal riordino delle acque.

E’ considerata la più vasta pianura dell’Italia centro-meridionale, anche se in realtà è un territorio pianeggiante che presenta cinque differenti aspetti: colline, ripiani, la pianura interna e la pianura costiera ed una zona litoranea. Per secoli dominio del pascolo per la transumanza appenninica, e oggi centro italiano della cerealicoltura grazie alle bonifiche degli anni ’30. Storia, natura e agricoltura si intrecciano in un territorio bellissimo ma estremamente delicato.

Questi territori sono stati cari anche a Federico II di Svevia, innamorato della Puglia e in particolare della Capitanata e del Tavoliere. Secondo Arthur Haseloff, il grande studioso architetto rimasto per anni nelle nostre zone per effettuare le sue febbrili ricerche sui monumenti architettonici del periodo svevo, l’Imperatore Stupor mundi venne colto dalla morte a Castel Fiorentino, vicino Foggia.

Per confermare l’amore di Federico per la nostra pianura, si riportano i versi con cui Re Enzo (Re di Sardegna), figlio naturale di Federico, salutava il padre dalla prigionia nel Castello di Bologna:

Va’, canzonetta mia.

Salutami Toscana

quella ched’è sovrana

in cui regna tutta cortesia;

e vanne in Puglia piana

la magna Capitana

là dov’è lo mio core nott’e dia.

                                 Rex Hentius

Questa Capitanata, che Re Enzo salutava con tanto ardore, la mia, la nostra Capitanata, fu la vera residenza di Federico II. Egli amò profondamente la Puglia, intendendo per Puglia non solo quella che è l’attuale regione, ma tutto il Mezzogiorno. Preferiva risiedere in Capitanata per il riposo, il diletto e la natura. Scrisse tra l’altro: Quando sono lontano dalla Puglia mi si stringe il cuore. E va ricordata un’altra sua espressione riguardante la Puglia: Se il Signore avesse conosciuto questa piana della Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui.

Va inoltre tenuto presente che al tempo di Federico il Tavoliere aveva un aspetto completamente diverso da quello di oggi. Si sono verificate, nel corso dei secoli, delle lente trasformazioni, che hanno ridotto la ricchezza delle acque fluviali, mutando le grandi lagune in vere e proprie paludi. Questo spiega la fine delle città portuali di Siponto e Salpi. La malaria determinò lo spopolamento e da questo derivò l’abbandono dell’agricoltura, così che la provincia si trasformava in una immensa estensione a pascolo, dove, con la transumanza, scendevano le pecore dall’Abruzzo.

Mi piace pensare che non ci sia una sola motivazione che ha contribuito a rendere la festa dell’Assunta a Panni il punto di forza dell’Estate Pannese, e che dietro ad ogni festa moderna si possa inseguire la storia.

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